Per molto tempo si è pensato che tra umanesimo e Rinascimento si fosse affermata una cultura già marcatamente laica, poi soffocata nell'età delle riforme religiose.
La realtà però è molto più sfumata. le incertezze e le inquietudini degli intellettuali non erano penetrate nel popolo, che piuttosto manifestava la sua fede con una devozione semplice, spesso intrisa di superstizione
Il Concilio di Trento
Il timore che le dottrine conciliariste prendessero il sopravvento indusse il papato a temporeggiare di fronte alle richieste interne di riforma, alla crescente opposizione di Lutero e all' espansione della sua dottrina, sicché, quando finalmente il Concilio di Trento fu convocato nel 1545, la spaccatura interna alla cristianità si era ormai consumata.
Il Concilio si concluse con l'approvazione di una serie di decreti dogmatici e disciplinari , che riaffermarono la verità della fede cattolica, ristabilendo la saldezza della dottrina, messa in crisi dalle dispute teologiche, dalle contestazioni filosofiche, dal lassismo nel comportamento da parte del clero.
Il Concilio di Trento affermò che la sola fede non salva l'essere umano, ma occorrono anche le opere, dunque è necessario operare bene nel mondo: l'essere umano, quindi, coopera, alla Grazia. La cultura non è fine a se stessa, ma va indirizzata al bene comune: attraverso questo si persegue anche la salvezza personale. La Chiesa, depositaria del magistero di Cristo, ha il dovere di insegnare e avviare al bene tutti gli esseri umani
I gesuiti: la nascita dell'ordine
Durante i decenni della Riforma cattolica sorsero nuovi ordini religiosi, orientati principalmente all'educazione: quello dei barnabiti, fondato nel 1530 da Antonio Maria Zaccaria; quello dei somaschi, sorto per iniziativa di Girolamo di Angela Merici e la Compagnia di Gesù di Ignazio di Loyola.
Non tutti questi nuovi ordini erano votati all'educazione e all'istruzione, ma vi si adeguarono rapidamente, perché raccolsero una domanda che sorgeva dalla società.
Una congregazione votata all'insegnamento: la Compagnia di Gesù
La vicenda che riguarda la cosiddetta Compagnia di Gesù è particolare ed emblematica. Fondata da Ignazio di Loyola (1491-1556), inizialmente per fini missionari, si occupo anche di assistenza e catechesi presso le popolazioni europee.
Lo scopo originario era però quello di un'opera di "cattolicizzazione" del mondo, che prevedeva la riconquista a Roma delle aree passate al protestantesimo e la conversione dei popoli non cristiani: eretici, scismatici, musulmani e gli "infedeli delle Indie" in Asia e in America Latina.
Caratteristiche peculiari degli aderenti alla Compagnia (i gesuiti), erano la mobilità e la profonda cultura.
Per prendere i voti occorreva aver studiato filosofia, teologia e un terzo ramo del sapere (una specie di laurea).
Data la situazione di crisi dell'università dell'epoca, che Ignazio ben conosceva, egli ritenne opportuno aprire collegi appostiti per la formazione dei futuri membri dell'ordine.
La Ratio studiorum
I gesuiti si interrogarono spesso riguardo a quale programma scolastico fosse il migliore, e per trovarlo avviarono una serie si sperimentazioni durate quasi mezzo secolo.
Fu così che, dopo cinquant'anni di prove, nel 1599, i gesuiti giunsero a codificare nella Ratio atque institutio studiorum Societatis Iesu il loro modello di studi.
La Ratio studiorum costituì di fatto il modello indiscusso cui fecero riferimento anche gli altri ordini religiosi ancora dopo il 1773.
Si potrebbe paragonare questo codice ad una legge scolastica, che disciplinava le centinaia di collegi gesuitici, dotandoli di un piano di studi e di regole identiche.
Il collegio diventò quindi una scuola transnazionale, ovvero una scuola che andava oltre i confini delle singole nazioni. La lingua unica era il latino, parlato sia dai docenti che dagli allievi.
Le novità didattiche introdotte con la Ratio studiorum
Tra le novità didattiche che i gesuiti introdussero nella Ratio studiorum vi furono:
- la rigida divisione degli alunni in classi a seconda dell'età;
- la grande attenzione dedicata alla gradualità dell'insegnamento e alle inclinazioni e disposizioni personali dei singoli allievi;
- la presenza in ogni classe di un solo docente, che insegnava tutte le materie e che conosceva bene ogni suo allievo;
- l'introduzione di esami per il passaggio da un livello a quello superiore;
- la regolamentazione di premi e di punizioni;
- l'obbligo dell'uso parlato della lingua latina;
- l'addestramento della memoria e delle capacità logiche e di oratoria;
- l'allenamento a superare la timidezza, a padroneggiare il latino, a controllare la postura e i movimenti del corpo grazie alla partecipazione a messe in scena teatrali pubbliche;
- l'esercizio della pietà e della carità, mediante il costituirsi di apposite associazioni, dette "congregazioni mariane", cui potevano entrare solo gli alunni migliori, al fine di stimolare l'emulazione;
Altre Rationes: somaschi, scolopi e barnabiti
Le direttive indicate dalla Ratio studiorum furono talmente efficaci da divenire il modello per gli altri ordini. Questi ultimi si differenziavano dalla Compagnia di Gesù non tanto per i contenuti culturali, ma semmai per la scelta dei destinatari della loro istruzione.
In ordine di tempo, i più vicini ai gesuiti furono i somaschi, fondati con l'iniziale scopo di provvedere all'istruzione di bambini orfani e poveri. A tal fine il fondatore, Girolamo Miani, avviò varie iniziative assistenziali ed educative che puntavano, oltre che sull'istruzione catechistica, sul rafforzamento del fisico per sottrarre i bambini alle malattie, sull'acquisizione di un mestiere utile per mantenersi in età adulta e su una disciplina definita "clemente".
In seguito i somaschi fondarono collegi-convitti per rispondere alle esigenze della media borghesia locale.
Gli scolopi (Chierici Regolari Poveri della Madre di Dio delle Scuole Pie), si distinsero per l'impegno profuso sia nell'istruzione popolare sia nell'ambito dell'educazione collegiale.
Sulla scia delle pressioni sociali si aprirono all'insegnamento dei ceti più alti: a Roma nel 1630 fu istituito il Collegio Nazareno.
Apertosi presto agli allievi a pagamento, nel XVIII secolo il Collegio Nazareno divenne simile ai seminaria nobilium dei gesuiti, con insegnamenti quali scherma, ballo, equitazione e disegno.
I barnabiti, di origine milanese, rappresentarono per qualche tempo una piccola congregazione dedita alla predicazione della Parola di Dio e alle missioni popolari in linea con l'impegno evangelizzatore post riformistico.
Meno legate alla centralità del tradizionale impianto umanistico retorico, le scuole barnabitiche si aprirono, specie nel XVIII, alle indicazioni e ai suggerimenti concernenti una scuola più attenta alla concretezza e agli sviluppi tecnico-scientifici.
Fu inoltre costante e caratteristico il loro totale rifiuto delle punizioni corporali.