mercoledì 8 gennaio 2020

L'EDUCAZIONE NEL MONDO PROTESTANTE (Pedagogia)

Riforma protestante e alfabetizzazione

La teologa luterana si affidava ad una concezione dell'uomo pessimista, di derivazione agostiniana. Lutero credeva infatti che il peccato originale avesse radicalmente corrotto l'essere umano, che era stato salvato dal sacrificio di Cristo. L'immagine che il monaco tedesco usò per spiegare questo punto è significativa:
«L'uomo è salvato dal manto dei meriti di Cristo...»
La natura umana resta corrotta, ma è avvolta dal mantello dei meriti di Cristo, che salvano l'uomo dall'esterno.
Rinunciando al sacramento dell'ordine e a quello della confessione, i protestanti sottolinearono la responsabilità dei singoli nel percorso di salvezza, che poteva crescere se l'individuo conosceva la Parola di Dio depositata nella Bibbia e praticava una vita virtuosa.



Le scuole familiari

La necessità che ogni persona leggesse direttamente i testi sacri, senza la mediazione di un sacerdote, stimolò l'alfabetismo, in particolare la lettura più che la scrittura. Questo fenomeno, oggi definito dagli studiosi "semialfabetismo" può destare sorpresa, ma bisogna considerare che fino al XIX secolo era normale trovare persone in grado di comprendere un testo scritto, pur non essendo capaci di scrivere.
Particolare importanza rivestivano le scuole familiari: era compito dei genitori insegnare a leggere ai figli, per accostarli alla Bibbia. Sotto il profilo più strettamente educativo è da notare che i riformati impartivano un'educazione rigida ai bambini, che vedevano come creature istintivamente volte al peccato.
La severità e la durezza improntavano l'educazione, che aveva come fine, non diversamente da quanto accadeva tra i cattolici, l'educazione di buoni cristiani.







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