venerdì 27 marzo 2020

LA PROPOSTA PEDAGOGICA DI JEAN-JACQUES ROUSSEAU (Pedagogia)

L'educazione naturale

Una generazione più avanti di di quella di Locke troviamo colui che rielaborò nel modo più ricco e originale gli stimoli e le innovazioni della trattatistica educativa del XVII e XVIII secolo: Jean-Jacques Rousseau.
Rousseau fu autore di opere di contenuto assai eterogeneo, da testi teatrali a trattati politici.

Per la comprensione della pedagogia di Rousseau è necessario indicare il significato del concetto di "natura" nel pensiero del filosofo: è alla base dell'educazione e viene presentato in forte controtendenza rispetto al suo tempo. Si tratta di una pura ipotesi intellettuale che rinvia a un presunto presunto stato originario dell'uomo visto come essere autonomo, destinato a uno sviluppo regolato da leggi inviolabili e fornito di una ricchezza originaria oscurata dall'evoluzione storica.







Emilio: il primo libro

L'Emilio è un romanzo pedagogico nel quale viene presentata l'educazione di un immaginario fanciullo dalla nascita fino all'età adulta. Esso è articolato in cinque libri, ciascuno dedicato ad una età specifica.

Nel primo libro (zero-sei anni), Rousseau apre la sua riflessione con due considerazioni preliminari: la prima riguarda l'affermazione della bontà originaria dell'uomo allo stato naturale e della sua degenerazione nei rapporti sociali; la seconda sottolinea l'importanza dell'educazione: tutto ciò che acquisiamo dopo la nascita ci viene dall'educazione.



Emilio: il secondo libro

Il secondo libro (sei-undici anni) ci presenta la fanciullezza di Emilio, che cresce all'aria aperta, impara dalle esperienze dirette nelle quali di volta in volta si trova e che il precettore abilmente organizza.
In questa fase l'educazione altro non è che il rispetto delle leggi della natura. L'apprendimento di Emilio avviene infatti a diretto contatto con le esperienze naturali.


Emilio: il terzo libro

Con il terzo libro (dodici-quindici anni) Rousseau descrive l'età dell' utile, cioè un periodo dell'esistenza umana connotato dal passaggio dall'apprendimento intellettuale vero e proprio. Il precettore, sempre restando fedele al metodo negativo, dovrà saper valorizzare la curiosità e l'interesse di Emilio attraverso l'esplorazione dell'ambiente, evitando che si disperda e aiutandolo a concentrarsi su quanto è essenziale.
Lo scopo non è "rendere sapiente Emilio" bensì porlo nelle condizioni di trovare in se stesso i mezzi per ampliare le conoscenze, evitando di affidarsi ad altri se non quando è evidente la propria insufficienza.


Emilio: il quarto libro 

Il quarto libro (quindici-diciotto anni) ci porta in quella che Rousseau definisce la seconda nascita, ovvero l'età adulta.
L'introduzione all'età adulta esige che si cambi metodo: non è più sufficiente l'approccio indiretto per bene orientare Emilio. Le varie educazioni (sessuale, morale, religiosa) impartite, hanno in comune lo scopo di annullare o, quanto meno, contenere gli effetti dell'amor proprio e di stimolare, invece, quelli dell'amore di sé.
La parte più nota del quarto libro è quella relativa alla "professione di fede del vicario savoiardo", nella quale Rousseau presenta le sue convinzioni in materia religiosa


Emilio: il quinto libro

Nel quinto libro (diciannove-venticinque anni) viene presentata la futura moglie di Emilio, Sofia. L'idea che Rousseau ha della donna è perfettamente in linea con quella diffusa nella sua epoca. Le qualità femminili sono individuate nella bellezza graziosa, nell'intelligenza non saccente, nel pudore, nello spirito religioso e nell'amorevole cura della casa, del marito e dei figli.
Il ruolo e le caratteristiche che Rousseau attribuisce a Sofia evidenziano la chiara superiorità dell'uomo rispetto alla donna, anche se ritiene che tra i due vi sia una grande complementarità 

La pedagogia nell'Emilio

Il punto di partenza dell'Emilio era lo stesso che aveva ispirato Rousseau nel Discorso del 1754, dove si era prodigato per dimostrare che "allo stato di natura le disuguaglianze sono appena evidenti e che la loro influenza è pressoché nulla".
Tale convinzione lo induceva a distinguere nettamente l'uomo naturale dall'uomo civile. Il primo era quello che usciva dalle mani del Creatore e, per questo, era il buono; il secondo invece, risentiva della negativa influenza della società, che rovescia e trasforma tutto.
Obiettivo dell'opera era, quindi, dimostrare la necessità di abbandonare le modalità educative tradizionali, che snaturavano l'uomo per farne un individuo incapace di essere pienamente se stesso, al fine di adottare, invece, una pedagogia rispettosa degli interessi e delle abilità del bambino, oltre che in grado di valorizzarne le risorse e ascoltarne i bisogni.

Dato che lo sviluppo fisiologico non dipende dall'individuo, secondo Rousseau, era necessario rispettarlo ed assecondarlo. Per questo motivo, consacrava la prima parte del suo romanzo ad illustrare le più moderne pratiche igieniche e di puericultura, utili a preservare la salute fisica e psichica del bambino.


L'apporto originale di Rousseau alla pedagogia

Numerosi sono i meriti dell'opera di Rousseau, la quale, per la circolazione che ebbe sia tra i profani sia tra i cultori dell'educazione, contribuì davvero ad ampliare gli orizzonti della cultura pedagogica occidentale.
Il primo riconoscimento è quello di avere reso chiare anche al grande pubblico le trasformazioni che regolano lo sviluppo dell'essere umano e le loro implicazioni educative.
Il secondo apporto riguarda la tesi secondo cui ciascun individuo è portatore di capacità originali.
Il terzo contributo innovativo dell'opera rousseauiana riguarda la figura dell'educatore: opponendosi all'immagine tradizionale del genitore e del precettore quale figura autoritaria e direttiva, Rousseau pensava all'adulto come a colui che si prodiga per organizzare le situazioni educative più idonee a far maturare l'allievo. Questo tipo di modalità viene comunemente definita "educazione indiretta", in quanto non è basata sull'imposizione di un modello o di contenuti a cui l'educando deve più o meno consapevolmente aderire, ma valorizza l'esperienza dell'allievo, chiamato a rielaborare in modo autonomo e soggettivo gli apprendimenti acquisiti con la pratica.





























































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