mercoledì 8 gennaio 2020

FRANCKE E IL PIETISMO (Pedagogia)

Il movimento pietista

La stretta connessione tra le Chiese riformate e il potere politico con il tempo produsse anche in campo protestante l'allontanamento dall'originario slancio dei riformatori e la compromissione con i poteri temporali.
Nella seconda metà del Seicento sorse in Germania un movimento religioso detto "pietismo", che mirava a recuperare l'originario messaggio di Lutero. Si trattava quindi di un movimento di riforma interno al luteranesimo, il cui fondatore fu Philipp Jakob Spener (1635-1705)
Allievo di Spener fu August Hermann Francke (1663-1727), cui si deve l'elaborazione della pedagogia pietistica.
Per ottenere la conversione piena e quindi la formazione di "uomini nuovi", veri cristiani, era giudicata strategica l'opera educativa.
Francke accolse inizialmente i bambini poveri e orfani, aprendo per loro nel 1696 un orfanotrofio che sarebbe presto divenuto celebre in Europa. Diede vita, quindi, a scuole differenziate per ceto e per genere.



Una pedagogia dura, una didattica comeniana

Francke fu fautore di una disciplina molto rigida. Non comprese l'importanza del gioco, della fantasia, della musica, della danza e del teatro. La contraddizione fra la durezza disciplinare e il rispetto delle capacità del singolo si spiega tenendo presente la concezione teologica di Francke: se l'essere umano è radicalmente corrotto, come vuole Lutero, può salvarsi solo mediante la Grazia. Ma se la volontà dell'uomo è incapace, da sé, di volgersi al bene, deve essere annullata per poter accogliere la Grazia divina e quindi diventare capace di orientarsi al bene. Per far ciò, occorre annullare la volontà dell'educando mediante la disciplina e l'obbedienza.

L'espiazione era per Francke il momento centrale del processo che conduceva alla conversione e alla rinascita, ovvero la formazione dell'uomo nuovo.
La pedagogia di Francke presenta dunque un doppio carattere: un aspetto decisamente repressivo e uno rispettoso delle inclinazioni naturali dell'alunno.




COMENIO E L'EDUCAZIONE UNIVERSALE (Pedagogia)

Comenio (vero nome Jan Amos Komensky), viene considerato non solo il maggiore esponente della pedagogia di fede protestante, ma addirittura il fondatore della pedagogia e della didattica moderne.
Nato in Moravia nel 1592, studiò in Germania. Nel 1616 divenne pastore della comunità hussita Unione dei fratelli boemi, seguaci del teologo boemo Jan Hus.
Il richiamo a Jan Hus è fondamentale per comprendere la personalità di Comenio. Durante la Guerra dei Trent'anni e la temporanea fine della libertà protestante, Comenio, che apparteneva all'ala moderata degli hussiti, fu costretto all'esilio. Dapprima si recò in Polonia, dove proseguì la sua attività di predicatore e fu nominato vescovo dell'Unione. Qui svolse anche l'attività di direttore di scuola, approfondendo il suo interesse per la pedagogia.




Un ottimismo pedagogico

La vita di Comenio si svolse durante un periodo drammatico, segnato dalla guerra, dalla peste e dalle carestie. Nel perseguire, ma senza riuscirvi, il progetto di creare una scuola universale, nella quale avviare i giovani al sapere e alla virtù, assegnò all'educazione un ruolo centrale nell'opera di ricostruzione dell'armonia tra uomini e tra uomo e creato.
Per contrastare il male e il disordine, egli propose un grande progetto pedagogico, venato di misticismo e teso a restaurare la moralità mediante la diffusione del sapere e delle virtù. Buon conoscitore dei classici antichi e degli umanisti, ne fuse il pensiero con una concezione potentemente religiosa.
Fine ultimo dell'educazione, anche per il pedagogista moravo, era infatti la salvezza eterna. Comenio si distanziò tuttavia da Lutero, perché meno condizionato da una visione pessimista dell'uomo e più vicino a Erasmo nell'affermare con forza la fiducia nella ragione umana.
Il suo ottimismo pedagogico scaturiva dalla sua concezione del peccato originale, diversa da quella cupa di Lutero e Calvino: l'uomo era segnato dal peccato originale, ma senza essere necessariamente un peccatore.
Egli credeva, come in seguito Rousseau, nell'innocenza dei bambini.




Pampaedia e pansofia

Questo significava, secondo Comenio, insegnare a tutti (pampaedia). Comenio non faceva distinzioni né di sesso né di nazionalità né di ceto: tutti gli uomini andavano istruiti, sino ai massimi livelli del sapere
Il sapere invece per Comenio, si costituisce nell'unità fra teologia, filosofia e scienze, e cioè all'insegna di una visione enciclopedica tale da rendere possibile l'organizzazione sistematica delle varie discipline e il loro più facile insegnamento ed apprendimento. Tale prospettiva viene definita pansofia, dalla dottrina neoplatonica che indica la sintesi unitaria e globale della totalità del sapere.









L'EDUCAZIONE NEL MONDO PROTESTANTE (Pedagogia)

Riforma protestante e alfabetizzazione

La teologa luterana si affidava ad una concezione dell'uomo pessimista, di derivazione agostiniana. Lutero credeva infatti che il peccato originale avesse radicalmente corrotto l'essere umano, che era stato salvato dal sacrificio di Cristo. L'immagine che il monaco tedesco usò per spiegare questo punto è significativa:
«L'uomo è salvato dal manto dei meriti di Cristo...»
La natura umana resta corrotta, ma è avvolta dal mantello dei meriti di Cristo, che salvano l'uomo dall'esterno.
Rinunciando al sacramento dell'ordine e a quello della confessione, i protestanti sottolinearono la responsabilità dei singoli nel percorso di salvezza, che poteva crescere se l'individuo conosceva la Parola di Dio depositata nella Bibbia e praticava una vita virtuosa.



Le scuole familiari

La necessità che ogni persona leggesse direttamente i testi sacri, senza la mediazione di un sacerdote, stimolò l'alfabetismo, in particolare la lettura più che la scrittura. Questo fenomeno, oggi definito dagli studiosi "semialfabetismo" può destare sorpresa, ma bisogna considerare che fino al XIX secolo era normale trovare persone in grado di comprendere un testo scritto, pur non essendo capaci di scrivere.
Particolare importanza rivestivano le scuole familiari: era compito dei genitori insegnare a leggere ai figli, per accostarli alla Bibbia. Sotto il profilo più strettamente educativo è da notare che i riformati impartivano un'educazione rigida ai bambini, che vedevano come creature istintivamente volte al peccato.
La severità e la durezza improntavano l'educazione, che aveva come fine, non diversamente da quanto accadeva tra i cattolici, l'educazione di buoni cristiani.







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